E’ una bella giornata d’inverno: c’è il sole, il cielo è azzurro. Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, sono le 9:15 del mattino. Tra i viali alberati eccolo, l’edificio 9D.
Mi accoglie un infermiere, mi consegna un questionario da compilare, mentre un gruppo di persone lo sta già facendo: serve a verificare l’idoneità alla donazione.
Sono idoneo, il primo passo è fatto, passa qualche minuto e vengo chiamato dalla dottoressa Claudia, la quale chiede all’infermiere Gabriele – un uomo alto, occhiali, calvo, in divisa gialla – di eseguire gli accertamenti di laboratorio.
In un attimo l’infermiere mi preleva poche gocce di sangue.
La Dottoressa Claudia mi fa accomodare davanti alla sua scrivania, guarda il mio questionario: pare serva a ridurre al minimo il rischio di infezione per il ricevente e a valutare le condizioni generali di salute del donatore.
Nell’attesa dei risultati delle analisi, la dottoressa si informa sul mio generale stato di salute, misura la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca.
Arriva l’esito degli esami di laboratorio. La dottoressa mi congeda con un sorriso: “Lei può donare!”. E’ fatta!
Gabriele, l’infermiere, mi chiama, mi fa accomodare sulla poltrona e con maestria mi distrae parlandomi del bel gioco che esprime il Napoli grazie a Mister 33, l’allenatore Sarri.
La sacca che ha collegato al mio braccio con un tubicino trasparente (deflussore), ormai diventato rosso, incomincia a gonfiarsi. Dovrà arrivare a 450 ml.
“Buongiorno, Professore!”, l’infermiere Gabriele saluta l’uomo in camice bianco immacolato che è appena entrato nella stanza: è il Prof. Nicola Scarpato, direttore del reparto. L’uomo mi guarda e immagino nei suoi occhi un sentimento di gratitudine, ci scambiamo un sorriso, un saluto. Inizia a parlarmi e lo fa con tale trasporto che ho l’impressione che parli a se stesso e al mondo contemporaneamente. La sua passione è contagiosa, mi fa desiderare che le sue parole possano uscire fuori da quelle mura, raggiungere tutte le persone di cui ci sarebbe bisogno. Mi invita a riflettere sull’importanza delle donazioni e lo fa con parole semplici: “Donare del sangue non è soltanto un gesto di solidarietà, non è soltanto generosità verso gli altri ma anche verso se stessi. Donare significa sottoporsi a controlli periodici e, di conseguenza, può condurre a uno stile di vita sano e responsabile, donare Sangue è un atto di amore, una sola trasfusione di sangue serve a salvare tre vite”
Il Professore continua a parlare ma ormai le sue parole sono eco mentre mi perdo nei miei pensieri.
In un giorno d’inverno, c’è il sole, il cielo è azzurro ed io sorrido di un pensiero semplice: non serve essere eroi per salvare una vita!
Carmine Schiavo