Purtroppo non pensavamo di dover ancora una volta assistere ad una serie di aggressione da parte di studenti nei confronti dei loro docenti. Da Piacenza a Monza, Caserta, Lucca, Foggia: questo fenomeno sembra stia dilagando.
L’Italia si può dire sia tristemente e vergognosamente “unita”. Professoressa aggredita a colpi di sedia, un’altra accoltellata, un altro docente picchiato dai genitori. Altri minacciati e umiliati dai cosiddetti “bulli” davanti al resto della classe che assiste inerme. Del resto cosa potrebbero fare? Forse mostrare solidarietà nei confronti dell’insegnante? Forse condannare e allontanare chi ha compiuto azioni così violente? Perché non vediamo fuori dalle scuole gruppi di genitori che davanti alle telecamere protestano, urlano la loro indignazione nei confronti dei fatti accaduti davanti ai loro figli e prendono le distanze da avvenimenti così gravi?
A difendere gli insegnanti si sono mossi alcuni sindacati che, rivolgendosi al Presidente della Repubblica, chiedono leggi più severe nei confronti di chi commette simili azioni o addirittura si sta pensando di istituire a tutela dei docenti, una polizza, come avviene già in Francia. Sì perché questo fenomeno a quanto pare non riguarda solo il nostro paese.
Non sono solo i nostri insegnanti ad essere aggrediti, minacciati, accoltellati, sputati in faccia. All’estero così come in Italia è un fenomeno che dura da più di vent’anni, perché è da tempo che gli insegnanti si sentono umiliati, impoveriti dal punto di vista economico e culturale e oggi, possiamo dire, anche impauriti.
Dopo anni di sacrifici, di studio, tanto lavoro per ottenere quel meritato posto, molti hanno paura di aprire la porta di un’aula perché non sanno cosa li aspetta, magari il lancio di una sedia o se si è più fortunati di chewing-gum.
Privare i docenti del ruolo fondamentale che è quello di educare, imprimere segni nella mente (dal lat. Insignare) e’ una vergogna nazionale, una sconfitta da parte di tutti. Ma a pagarne le conseguenze sono soprattutto i ragazzi, gli studenti, quando togliamo loro un punto di riferimento, una guida, un faro nel buio della loro esistenza. “Qualunque cosa si dica in giro, parole ed idee possono cambiare il mondo” così parlava ai loro studenti l’insegnante protagonista del film “L’attimo fuggente” che i suoi ragazzi chiamavano: ”Capitano, o mio capitano.”
Carmine Schiavo