Si dice che fu l’immagine dei cerchi concentrici creati da una  goccia d’acqua caduta in una pozzanghera ad ispirare Daniel Buren quando lavorò all’opera “Cerchi nell’acqua“.

 Buren, artista di fama internazionale, nato nel 1938 a Boulogne-Billancourt, località a circa 10 km da Parigi dove ancora oggi vive, sintetizza con questo capolavoro il principio dell’interdipendenza, del rapporto indissolubile che lega un luogo all’opera che esso ospita.

Siamo a Ponticelli,  periferia est di Napoli e la fontana “Cerchi nell’acqua”, ultimata nel 2004, fa da rotatoria alla trafficata via Argine, da un lato il palazzo della municipalizzata ABC Napoli (già Arin S.p.A.) che si occupa del ciclo delle acque sul  territorio e il Palavesuvio,  e dall’altro il parco di edilizia popolare “Fratelli De Filippo”.

L’artista se avesse visto in che condizioni era stato tenuto fino a qualche giorno fa il suo progetto sarebbe sicuramente inorridito.

Ci sono volute le Universiadi e una corsa contro il tempo per concludere i lavori di riqualificazione degli impianti sportivi (il Palavesuvio infatti versava in uno stato di abbandono e degrado) e per vedere la fontana di nuovo colorata con gli stessi colori che ricoprono l’intera facciata del palazzo ex Arin. Tra poco l’acqua tornerà a zampillare perché è stato ripristinato il sistema idraulico e puliti i canali di scolo dell’acqua.

Tutto è stato fatto, però, così in fretta e furia che non sono mancate le critiche da parte dei cittadini della zona e non solo per la qualità del ripristino alquanto discutibile, ma anche perché solo grazie alle Universiadi si è riusciti a portare attenzione in una periferia troppo spesso dimenticata e abbandonata a se stessa.

Carmine Schiavo