Quando gli stereotipi diventano paesaggio diventa difficile liberarsene. E anche quando ci si trova nel mezzo di un’emergenza funesta c’è chi continua a spacciare stupidità
“Quarantena alla napoletana“. DICONO
Quelli sono i più temprati, sono abituati a difendersi. Ce l’hanno nel DNA. DICONO
Stanno tutti per strada, niente mascherine né guanti. DICONO
Dov’è il problema, un lavoro non lo avevano neanche prima. DICONO
Si sono organizzati: hanno il casatiello e la pastiera in vendita al mercato nero. DICONO
Dove mangiano in quattro mangeranno anche in cinque. DICONO
“Per me è incredibile, perché non ce lo aspettavamo mai che l’eccellenza arrivasse da Napoli, e invece la storia del Cotugno ci ha tutti sorpresi “. DICONO
DICONO, DICONO e DICONO
DICO che se la quarantena “napoletana” è fotografata nelle strade strette dei quartieri, una fila per la spesa appare assembramento.
DICO che si, siamo temprati; abbiamo passato la peste, il colera, la spagnola, ma contro il coronavirus non abbiamo difese, siamo uguali a tutti gli altri.
DICO che #IORESTOACASA e se proprio devo uscire , tengo i guanti e la mascherina. Anche cucita dalla nonna.
DICO che un lavoro ce lo avevo, anche se tu non lo sai. Un lavoro a volte fantasma ma che mi faceva portare i soldi a casa.
DICO che i casatielli e le pastiere li facciamo si, ma a casa nostra, che improfumiamo tutto il quartiere.
DICO che dove mangiano in quattro, mangiano anche in cinque ma solo per la solidarietà dei vicini.
DICO che se non ti aspettavi che l’eccellenza arrivasse da Napoli, vuol dire che hai la memoria corta. Ti ricordo che proprio Napoli rappresenta l’eccellenza della Sanità, della Ricerca e della Scienza Medica da qualche secolo.
DICO che rido, solo per non piangere, di tutti i luoghi comuni che sgorgano dalle vostre bocche come smorfie. Rido, solo per non piangere perché in un momento così difficile ancora c’è chi di stereotipi ci campa. E rido sempre solo per non piangere, perché non volete proprio capire che l’Italia è una sola.
Oggi e sempre.
A tutti quelli che, fanno della responsabilità mantra, e della resistenza strumento di dignità.
Lucia Montanaro e Carmine Schiavo