Anche quest’anno, e per la quarta volta consecutiva, World Press Photo 2019 il più importante concorso di fotogiornalismo internazionale sarà in mostra nella nostra città.

La manifestazione sarà ospitata da oggi lunedì 14 ottobre, a lunedì 11 novembre al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, uno tra i più antichi e importanti al mondo.

Sono in mostra le 144 foto finaliste del concorso, scelte tra le migliaia di immagini che fotoreporter, agenzie fotografiche e testate giornalistiche mondiali hanno inviato per contendersi il prestigioso titolo World Press Photo Award nelle diverse categorie. I vincitori sono stati scelti da una giuria indipendente che ha esaminato oltre 78.801 foto di 4.738 fotografi provenienti da 129 paesi.

Ogni fotografo racconta con una o più immagini la propria esperienza, portando il visitatore in realtà inimmaginabili o mai raccontate dai media. Storie che parlano di sport, di natura, di guerra, di felicita, di paura, di sorrisi, di pace o tematiche dei nostri giorni come l’immigrazione.

Fa bella mostra nell’atrio del museo la foto Crying Girl on the Border di John Moore (Agenzia Getty Image) vincitrice del premio World Press Photo of The Year 2019. L’immagine ritrae le lacrime disperate di una bambina honduregna di circa due anni, Yanela, mentre sua madre, Sandra Sanchez, viene perquisita da un agente della polizia di frontiera americana al confine con il Messico.

Ad aggiudicarsi invece il premio World Press Photo Story of the Year, è stato Pieter Ten Hoopen con The Migrant Caravan. L’immagine datata 30 ottobre 2018 mostra un gruppo di persone in fuga verso gli Stati Uniti soccorsi da un camionista fuori Tapanatepec  (Messico).

Ha introdotto la conferenza stampa Antonella Carlo Responsabile Ufficio Comunicazione MANN: “La nostra offerta non nasconde la volontà da parte del MANN di riuscire ad unire i confini temporali tra passato e presente. Non a caso la mostra è stata installata nell’atrio per accogliere il visitatore, per dimostrare che la storia umana si ripete, come guerre, violenza e migrazioni, ma anche bellezza e solidarietà”.

Sono intervenuti la curatrice della mostra Babette Warendorf, che nel suo intervento ha fatto la storia del World Press Photo; descritto lo sforzo della giuria internazionale per selezionare i 144 scatti finalisti e sceglierne i vincitori, sottolineando una maggiore presenza di fotoreporter donne, e il presidente di CIME Vito Cramarossa:  “Essere qui sposa un’idea nuova. Il museo archeologico è sempre stato classificato come il classico. Questa nuova visione, per qualcuno un idea dissacrante, è invece la faccia della stessa medaglia che racconta la storia. Oggi con questa mostra abbiamo la possibilità attraverso questi 144 scatti di aprire una finestra sul mondo e farci trasportare in zone lontanissime da noi non solo geograficamente ma anche culturalmente”.

Tra i vincitori anche due italiani: Marco Gualazzini e Lorenzo Tugnoli rispettivamente con i reportage “La crisi del lago Ciad” per la sezione Environment stories e “La crisi in Yemen” per la sezione General news stories tutti e due dell’agenzia Contrasto.

Alla mostra abbiamo potuto ammirare gli scatti di:

Brent Stirton – Petronella Chigumbura della squadra antibracconaggio composta da solo donne.

Chris McGrath – Un uomo che cerca di fermare reporter e giornalisti all’arrivo degli investigatori sauditi al consolato dell’Arabia Saudita a Istambul.

Brent Stirton – L’arte della Falconeria nel mondo arabo.

Catalina Martin-Chico – Colombia, baby boom tra le ex guerrigliere (FARC). La gravidanza era ritenuta incompatibile con lo stile di vita della guerriglia.

Carmine Schiavo