L. Montanaro C. Schiavo – Napoliflash24 – Giornale di informazione su Napoli e Campania https://www.napoliflash24.it Napoliflash24: notizie di cronoca, attualità, politica, news, eventi, spettacoli, sport, calcio, cucina e lavoro. Segui il giornale della città di Napoli. Sat, 08 May 2021 12:07:32 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.7.2 Atelier Marinella, “cravatte e non solo” https://www.napoliflash24.it/atelier-marinella-cravatte-e-non-solo/ https://www.napoliflash24.it/atelier-marinella-cravatte-e-non-solo/#respond Sun, 09 May 2021 17:00:00 +0000 http://www.napoliflash24.it/?p=96034 Per la nostra rubrica: “Orgoglio Napoletano” Atelier Marinella, “cravatte e non solo”. Ci troviamo in  piazza Vittoria, in via Riviera di Chiaia, dove è stato perfettamente ricreato un angolo di Inghilterra per ospitare l’atelier che la famiglia Marinella dal 1914 cura nei minimi dettagli. La storia comincia a Napoli 104 anni fa, è nonno Eugenio […]

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Per la nostra rubrica: “Orgoglio Napoletano” Atelier Marinella, “cravatte e non solo”.

Ci troviamo in  piazza Vittoria, in via Riviera di Chiaia, dove è stato perfettamente ricreato un angolo di Inghilterra per ospitare l’atelier che la famiglia Marinella dal 1914 cura nei minimi dettagli.

La storia comincia a Napoli 104 anni fa, è nonno Eugenio che dà luce alla prima produzione di cravatte.

L’uomo elegante, a quei tempi, doveva vestirsi all’inglese. È in questo spirito che nonno Eugenio si imbarca su una nave per Londra alla ricerca di tessuti e prodotti da importare. È ancora nonno Eugenio a realizzare una stupenda cerimonia d’inaugurazione con ospiti d’eccezione, come la scrittrice napoletana Matilde Serao e moglie di Edoardo Scarfoglio con cui ha fondato il Corriere di Roma, il Corriere di Napoli (l’attuale Mattino) e il Giorno. In quell’occasione, a proposito di dettagli, le ospiti furono omaggiate di viole e di profumi, questi ultimi, prodotti a marchio dell’azienda. Da quella cerimonia, l’inizio di una grande storia d’orgoglio napoletano. Il negozio diventa presto un punto di riferimento per tutti coloro che sono in cerca di raffinatezza e di gusto. Luigi Marinella affianca e succede a nonno Eugenio, tenendo fede agli stessi principi di stile, di cura e ricerca. Cura e ricerca che permeano ancora oggi le collezioni di Maurizio, che oggi incontriamo.

Per il giovane Marinella un percorso già tracciato, ch’egli ha saputo rinnovare restando al passo con i tempi senza mai snaturare l’idea originaria della piccola bottega nata nel lontano 1914.

Le loro cravatte già molto apprezzate da tutti i presidenti della Repubblica italiani, da De Nicola a Napolitano, poi Onassis, Luchino Visconti, Agnelli ad alcuni esponenti della famiglia Kennedy, accrebbero il loro successo grazie all’intraprendenza del giovane Maurizio che partì con la sua automobile per recarsi personalmente a far conoscere i suoi prodotti a personaggi del calibro di Pietro Barilla, o il presidente della Repubblica Francesco Cossiga, amico di famiglia. Fu proprio Cossiga a radicare l’abitudine di portare in dono ai capi di stato, nelle loro visite ufficiali, una scatola contenente sei cravatte Marinella. Da lì l’inizio di un’altra storia di successo: il marchio fece infatti il giro del mondo e, complice anche il G7 organizzato a Napoli nel 1994, si affermò tra i fornitori più grandi.

Il marchio E. Marinella e le sue celebri cravatte da un po’ di tempo hanno iniziato a viaggiare per il mondo. Marinella è presente a Milano, Tokyo, Londra e Roma, grande successo a due passi dal Quirinale.

Oltre alle cravatte, simbolo storico del marchio, le collezioni E. Marinella includono anche borse, orologi, pelletteria, profumi, monili, portafortuna e tanto altro ancora. Al primo piano dell’antico palazzo, ampie sale espositive, nelle quali ci godiamo tutta la collezione, ospiti di Maurizio e ‘coccolati’ dalla cortesia dei collaboratori dell’azienda. L’Atelier è illuminato dalla luce del sole di Napoli che si fonde con l’intera produzione. Maurizio ci parla entusiasta della città e del suo orgoglio nel rappresentarla, mettendo l’accento sulla sua bellezza fatta di lavoro e di arte. E ancora, del suo impegno nel promuovere Napoli affinché si possa amarla al di là degli stereotipi con i quali spesso viene erroneamente rappresentata…

Auguri ancora Maurizio per i tuoi 100 anni già compiuti,

arrivederci ai 200!

Lucia montanaro & Carmine Schiavo

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L’Ospedale delle Bambole – Orgoglio Napoletano! https://www.napoliflash24.it/lospedale-delle-bambole-orgoglio-napoletano/ https://www.napoliflash24.it/lospedale-delle-bambole-orgoglio-napoletano/#respond Wed, 05 May 2021 17:00:00 +0000 http://www.napoliflash24.it/?p=95172 C’era una volta… iniziano proprio così le favole e quella della famiglia Grassi è ancora una meravigliosa fiaba, nata 4 generazioni fa, fra burattini e bambole fino a Tiziana, Primario stellato dell’attuale “Ospedale  delle Bambole”. Una storia unica al Mondo. Era la fine del 1880 quando Luigi Grassi, scenografo di teatri di Corte e   teatrini […]

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C’era una volta… iniziano proprio così le favole e quella della famiglia Grassi è ancora una meravigliosa fiaba, nata 4 generazioni fa, fra burattini e bambole fino a Tiziana, Primario stellato dell’attuale “Ospedale  delle Bambole”.

Una storia unica al Mondo.

Ospedale delle bambole

Ospedale delle bambole

Era la fine del 1880 quando Luigi Grassi, scenografo di teatri di Corte e   teatrini di pupi, aiutò una donna in difficoltà, probabilmente una balia,   aggiustandole una bambola.

La sua abilità e l’abitudine di indossare sempre un camice bianco, gli   diedero la fama prima di mago e poi di dottore, precisamente: “o duttor re   bambole”.

L’insegna realizzata dall’ingegno di Nonno Luigi, con una scritta rossa e la dicitura “OSPEDALE DELLE BAMBOLE”, sancì definitivamente la nuova arte.

La storia continuò con Michele Grassi e sua moglie Giovanna, i quali pur occupandosi di vetrinistica, manichini e allestimenti per negozi, non trascurarono mai le bambole, anzi addirittura perfezionarono gli interventi e conseguentemente espansero l’attività.

Fu nel dopoguerra che Luigi Grassi, figlio di Michele, portò all’azienda di famiglia tutto il prestigio che meritava, affiancando all’amore per gli oggetti, la ricerca di nuovi materiali e pezzi unici, conquistando così  una clientela sempre più numerosa. Il suo rapporto con le piccole clienti fu un ulteriore fiore all’occhiello, si racconta infatti che per le clienti più lontane avesse addirittura cura di inviare fotografie delle bambole durante la cura, per rassicurarle dei progressi delle loro beniamine. Fino a Tiziana, figlia di Luigi, quarta generazione di sogni e passione.

Tiziana Grassi, ci accoglie con un sorriso pieno di entusiasmo nella nuova sede:  180 mq nelle scuderie di Palazzo Marigliano in via San Biagio dei Librai, una meta raggiunta con tanta fatica e altrettanto entusiasmo.  Un vero ospedale in miniatura che Tiziana racconta accompagnando in una visita speciale bambini dalle facce incantate e i loro genitori con grandissima passione. È un posto magico, una piccola clinica con tanto di pronto soccorso e sala accettazione. Nella grande sala le pareti sono rivestite con scenografie originali della fine dell’800 che rappresentano meravigliose scene del teatro dei Pupi, eredità di nonno Luigi. Tiziana è radiosa, nei suoi racconti del passato ha la capacità di trascinare la sua platea nei luoghi e nei tempi della sua memoria. Tutto è stupefacente, pareti  tappezzate da giocattoli d’epoca, burattini, pupi, corpi di bambole e brandelli di ogni sorta di giocattoli, madonne e busti sacri.

Tiziana Grassi

Da una ciotola un mucchietto di occhi vitrei osservano strabici, poi ancora, lungo il percorso tutti i reparti: ortopedia, donazioni,  meccanica e riabilitazione,  ambulatorio veterinario, sartoria-atelier, trucco e parrucco . Un vero e proprio museo-bottega, dove l’amore, la storia e la favola si mescolano generando un posto unico al mondo. L’ospedale delle bambole con la sua antica storia è diventato un riferimento internazionale a cui con immenso “Orgoglio Napoletano” si affidano sempre più committenti con piena fiducia.

Grazie Tiziana

Orgoglio Napoletano” per Napoliflash24

Lucia Montanaro – Carmine Schiavo

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Gaetano Pucino Liutaio – Orgoglio Napoletano https://www.napoliflash24.it/gaetano-pucino-liutaio-orgoglio-napoletano/ https://www.napoliflash24.it/gaetano-pucino-liutaio-orgoglio-napoletano/#respond Mon, 12 Apr 2021 19:00:00 +0000 http://www.napoliflash24.it/?p=99537 Cos’è il “Liutaio”? La liuteria è l’arte della costruzione e del restauro di strumenti a corda ad arco (quali violini, violoncelli, viole, contrabbassi, ecc.) e a pizzico (chitarre, bassi, mandolini ecc.). Il nome deriva dal liuto, strumento a pizzico molto usato fino all’epoca barocca. È un’arte e tecnica artigianale che, dall’epoca classica della liuteria (XVII, […]

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Cos’è il “Liutaio”?

La liuteria è l’arte della costruzione e del restauro di strumenti a corda ad arco (quali violini, violoncelli, viole, contrabbassi, ecc.) e a pizzico (chitarre, bassi, mandolini ecc.). Il nome deriva dal liuto, strumento a pizzico molto usato fino all’epoca barocca.
È un’arte e tecnica artigianale che, dall’epoca classica della liuteria (XVII, XVIII secolo), è giunta fino ai giorni nostri quasi immutata.

Abbiamo scelto il meglio per presentare ai nostri lettori questa arte antica, abbiamo scelto un laboratorio profumato di storie e di tabacco, abbiamo scelto un uomo intenso, una pashmina al collo, al lobo sinistro un orecchino impreziosito da un corniciello, mani da lavoratore e sorriso da sognatore.

 Il suo nome è Gaetano Pucino, il suo mestiere è il liutaio, la sua finestra uno sguardo sul mondo.

Gaetano nasce a Montemiletto, Irpinia,  da oltre vent’anni opera nella sua bottega di Piazza San Domenico Maggiore, all’interno di Palazzo Sansevero.

Guardandolo viene in mente una citazione di Confucio:

“Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita”,

(che potrebbe essere un importante messaggio per i nostri giovani!)

Ci accoglie nel suo laboratorio, dove seduto su uno scranno è intento a limare legno bianco.

Le parole di Gaetano sono farcite di note che ci fanno scoprire un mondo diverso, fatto di strade che fondendosi in un mix di passione e armonia si traducono in un vero lavoro.

Ci racconta il suo percorso di vita, con il sorriso di chi, dopo una lunga strada trova il meritato ristoro.

Dalla passione per la musica all’arte della liuteria, dalla composizione alla realizzazione dello strumento.

Frequenta nel centro Italia una scuola per liutai alla fine della quale si trasferisce a Cremona (mecca dei liutai), dove perfeziona la sua preparazione con un periodo di pratica presso un “maestro liutaio”, (esperienza che considera fondamentale della sua formazione).

Tanta gavetta e caparbietà gli consentono di essere uno dei più apprezzati e riconosciuti Liutai e “Maestro” per molti ragazzi che ambiscono a imparare l’arte.

La sua clientela inizialmente straniera (Giappone e Stati Uniti), acquisisce con il tempo necessario a farsi conoscere e apprezzare, acquirenti nostrani: musicisti del San Carlo, allievi del conservatorio musicale e dei licei musicali.

La bottega di Gaetano è un posto dove si possono acquistare strumenti interamente realizzati a mano, assistere a concerti, eventi, seminari, ma anche semplicemente venire a respirare un po’ della sua storia.

Noi siamo stati ospitati come “amici di sempre” e nelle ore trascorse in bottega abbiamo visto passare molte persone fra le quali artisti del calibro del geniale Giuseppe Corcione, che ci ha raccontato della sua creatività messa a servizio del sociale, musicisti e gente comune attratta dalle note e dall’atmosfera.

Un’esperienza da non perdere e per noi una bella testimonianza di “resistenza”.

Grazie Gaetano per averci accolto e grazie per avere trasmesso con la tua serenità tanta fiducia.

Lucia Montanaro & Carmine Schiavo

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San Giovanni a Teduccio – I sogni mancati https://www.napoliflash24.it/san-giovanni-a-teduccio-i-sogni-mancati/ https://www.napoliflash24.it/san-giovanni-a-teduccio-i-sogni-mancati/#respond Sat, 03 Apr 2021 16:00:00 +0000 https://www.napoliflash24.it/?p=193060 1839. Tra ville che sanno d’arancio e di limone e regie delizie, teatro di infiniti giardini sul mare, nasce la prima linea ferroviaria a costruirsi in quel che ancora non è il Regno d’Italia. A volo, di gabbiano, tra antico e moderno. 1799. Un’orda libera di studenti e cacciatori delle Calabrie tuona ancora nel simbolo […]

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1839. Tra ville che sanno d’arancio e di limone e regie delizie, teatro di infiniti giardini sul mare, nasce la prima linea ferroviaria a costruirsi in quel che ancora non è il Regno d’Italia.

A volo, di gabbiano, tra antico e moderno.

1799. Un’orda libera di studenti e cacciatori delle Calabrie tuona ancora nel simbolo della strenua resistenza repubblicana, divora le strade del Miglio D’Oro.

A volo, di gabbiano, tra antico e moderno.

In un quadro di somiglianza che pare attuale, la resistenza armata si mescola all’ingegno che il 3 ottobre 1839 inaugurò il vanto della penisola. Si riscuote, al culmine d’una guerra “fratricida”, e infine muore tra le mura del Fortino di Vigliena l’impeto intellettuale di Lauberg, Pagano e Fonseca Pimentel. Finisce sotto i colpi del cardinale-conquistatore Fabrizio Ruffo.

È il 13 giugno 1799, ricorre una festa importante, è il giorno di Sant’Antonio da Padova, il patrono di Napoli che pochi mesi prima ha rimosso la guida San Gennaro, considerato un irriverente partigiano della Repubblica. In quel giorno la fortuna non può che arridere all’Esercito della Santa Fede, che ha fatto razzia del Meridione e ora punta Napoli per reinsediare il Re. Smuore così il breve, stoico sussulto dell’esperienza repubblicana. Con il sacrificio di Antonio Toscano si spegne la storia d’un luogo che, per quanto fulgido, tristemente non brillò più a lungo di polvere da sparo.

Su ali di gabbiano, l’antico ci restituisce il moderno e…

San Giovanni a Teduccio

Marina di Vigliena Prenota il tuo posto barca. Di questi titoli a caratteri cubitali è ancora piena la rete.

Il progetto del 1999 approvato nel 2006 con lo stanziamento di 77 milioni di euro prevedeva la realizzazione del Porto Turistico in località Vigliena a San Giovanni a Teduccio attraverso un intervento di recupero di parte dell’opificio “Corradini”, ora dismesso, in parte di proprietà comunale e in parte di proprietà del demanio marittimo.

L’Approdo di Vigliena con i suoi 850 posti barca, scuola di vela, ormeggi, rimessaggio, giardini, strutture di ristorazione e conservazione dell’architettura industriale è solo l’ultimo dei miraggi per i cittadini della periferia Napoli est.

Dopo lunga agonia e scelte poco lungimiranti che hanno tarpato le ali alla vocazione turistica di un territorio baciato dal mare e precluso ad esso dalla presenza di fabbriche che ne impedivano l’accesso e deturpavano il panorama, il progetto di riqualificazione del territorio sembrava restituire dignità al territorio dopo il disastro perpetrato negli anni.

15 anni dopo, dimenticata l’area nel degrado, sono ancora molte le proposte che minano il progetto di risanamento auspicato. Appena in tempo si è riusciti a bloccare il progetto che avrebbe visto soccombere il porto turistico a un porto commerciale, sopprimere area Corradini e Baia di Vigliena per la darsena e il nodo ferroviario per contenere container. Arriva un’altra minaccia: la realizzazione di un serbatoio di oltre 20 mila metri cubi per contenere gas industriale. Un progetto, secondo il piano nazionale integrato per l’energia e il clima, che prevede la realizzazione di un deposito di stoccaggio di GNL. Fiumi di parole, intrecci politici, conflitti di interesse continuano a corrompere il sogno. Tanta nebbia nella città del Miglio d’oro dove ancora un raggio di sole restituisce però speranza.

Siamo sempre a San Giovanni a Teduccio, ex stabilimenti Cirio. Il Polo Scientifico con le sue aule didattiche, gli spazi multifunzionali, i laboratori, le biblioteche e i centri congressi è modello europeo di rigenerazione urbana e testimonianza di affrancamento di una periferia che è riuscita ad accogliere il centro anziché, per una volta almeno, esserne respinta.

Non ci resta che crederci e resistere, combattere ancora strenuamente. Chissà, forse un giorno non troppo lontano si potrà godere dei nostri litorali e riuscire a creare occupazione sostenibile nella maniera più naturale.

Lucia Montanaro – Gerardo Manfellotti – Carmine Schiavo

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Festa del Papà, padri e figli famosi: Marco Zurzolo, Lorenzo Marone, Alessandro D’Alatri, Alessandro Incerto e Francesco Paolantoni https://www.napoliflash24.it/buona-festa-del-papa-la-storia-e-le-testimonianze-di-padri-e-figli-famosi/ https://www.napoliflash24.it/buona-festa-del-papa-la-storia-e-le-testimonianze-di-padri-e-figli-famosi/#respond Fri, 19 Mar 2021 18:00:00 +0000 https://www.napoliflash24.it/?p=117557 Abbiamo scelto di festeggiare la Festa del Papà indagando nel cuore di padri e di figli, ascoltando i loro ricordi: valori, condivisioni, propositi. Lo abbiamo fatto regalandoci le parole di cinque “illustri” figli e papà, che si sono raccontati agli amici di Napoliflash24 il 19 marzo 2019: le testimonianze di Marco Zurzolo, Lorenzo Marone, Alessandro […]

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Abbiamo scelto di festeggiare la Festa del Papà indagando nel cuore di padri e di figli, ascoltando i loro ricordi: valori, condivisioni, propositi.

Lo abbiamo fatto regalandoci le parole di cinque “illustri” figli e papà, che si sono raccontati agli amici di Napoliflash24 il 19 marzo 2019: le testimonianze di Marco Zurzolo, Lorenzo Marone, Alessandro D’Alatri, Alessandro Incerto e Francesco Paolantoni.

I nostri papà ci hanno emozionato, sorprendendoci per la loro franchezza. Le loro testimonianze in tutte le declinazioni, hanno offerto molti spunti di riflessione. Ci hanno dato modo di ricordare il ruolo fondamentale del papà, la necessità di sentirne la forza, la fiducia negli insegnamenti e la presenza costante in ogni fase della vita. Ci hanno riportato all’attenzione sulla difficile situazione attuale, in cui i padri sono sempre più assenti e il loro ruolo dimenticato. E allora, quale occasione migliore per rinnovare qualcosa di apparentemente esaurito? Quale occasione migliore, per ritrovare il piacere di stare in famiglia? Questa festa può essere quindi non solo un motivo per ritrovare la serenità, ma anche un’occasione per fermarsi un attimo, per prendersi una pausa dalla vita frenetica, e troppo spesso colma di dimenticanza. Per ricordarsi di celebrare l’affetto che i papà ci dimostrano, il loro appoggio morale su cui possiamo contare sempre, specie nei momenti difficili. La Festa del Papà per ricordarsi il giusto valore da dare alla famiglia e al difficilissimo ruolo del genitore, che riusciamo a comprendere appieno solo quando noi stessi lo diventiamo.

Per tutti i papà, giungano i nostri più affettuosi auguri con una frase di Wilhelm Busch: “Non è difficile diventare padre. Essere un padre: questo è difficile”.

Le Origini:

Il 19 marzo, si celebra la Festa del Papà, ricorrenza diffusa in tutto il mondo, che in Italia, come in altri Paesi di tradizione cattolica, cade in concomitanza al giorno di San Giuseppe, padre putativo di Gesù, protettore dei poveri, degli orfani e delle ragazze nubili, come anche dei falegnami, da sempre i principali promotori della sua festa.

Pare che l’usanza di dedicare un’intera giornata alla celebrazione dell’amore paterno provenga dagli Stati Uniti, dove fu celebrata per la prima volta intorno ai primi del 1900, quando la signora Sonora Smart Dodd, ispirata dal sermone ascoltato in chiesa in occasione della festa della mamma, decise di organizzare una festa in onore di suo padre, veterano della guerra di secessione americana. Era 19 giugno del 1910, data in cui cadeva il compleanno del Signor Smart. Da allora la festa del papà si diffuse in tutto il mondo, anche se il giorno della sua celebrazione può variare da nazione a nazione: molti paesi hanno mantenuto la terza domenica di giugno come giornata dedicata alla festa del papà, mentre nei paesi di tradizione cattolica viene fatta coincidere con il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, archetipo del padre e marito devoto.

Ma non solo la data varia di nazione in nazione, svariate sono infatti anche le usanze tipiche per dichiarare tutto il nostro amore nei confronti di una figura speciale come quella del papà: abitudine molto suggestiva è quella francese di regalare una rosa rossa ai papà e una rosa bianca a quelli che purtroppo non ci sono più, ma ancora vivono nel cuore dei figli. Dall’Inghilterra invece la tradizione di celebrare il “San Valentino dei padri”, celebrati con fiori, dolci e cioccolatini, mentre nell’America del sud si accendono falò nelle città e si sfidano i papà a superarli con un salto; più fortunati sono i padri tedeschi, trasportati per le vie delle città su uno o più carri trainati da buoi.

Per quanto riguarda l’Italia, la festa del papà inizia ad essere celebrata nel 1968, come festività nazionale. Attualmente non lo è più, è stata abrogata, tramutandosi in un momento di ritrovo familiare, vissuto con grande gioia soprattutto dai bambini, che festeggiano la figura paterna con piccoli regalini, simbolo di affetto. La ricorrenza è inoltre spesso accompagnata da tradizioni e usanze tipiche, che tendono a variare da regione in regione. Esiste però un comune denominatore che, da nord a sud, unisce tutte le regioni nel comune intento di deliziare, nel giorno a loro dedicato, tutti i papà d’Italia. Stiamo naturalmente parlando dell’arte culinaria: che si tratti infatti di Bignè, raviole o Zeppole di San Giuseppe, i papà vanno presi per la gola.

Lucia Montanaro e Carmine Schiavo

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“Sogni” per Napoli Est, l’ultima opera di Jorit https://www.napoliflash24.it/sogni-per-napoli-est-lultima-opera-di-jorit/ https://www.napoliflash24.it/sogni-per-napoli-est-lultima-opera-di-jorit/#respond Tue, 02 Feb 2021 18:30:00 +0000 https://www.napoliflash24.it/?p=189293 “Sogni” per Napoli Est È riuscito ancora a stupirci Jorit con l’ultimo murale che completa i messaggi in arte sui palazzoni di Rione Cavour di Barra. Il titolo è “I sogni”. Le prime immagini colorate, frutto della trasposizione dei messaggi dei bambini raccolte da un appello dell’Artista sui social, hanno lasciato il posto al quadro […]

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“Sogni” per Napoli Est

È riuscito ancora a stupirci Jorit con l’ultimo murale che completa i messaggi in arte sui palazzoni di Rione Cavour di Barra.

Il titolo è “I sogni”. Le prime immagini colorate, frutto della trasposizione dei messaggi dei bambini raccolte da un appello dell’Artista sui social, hanno lasciato il posto al quadro finale che raffigura tre bambini che dormono. Sui volti le cicatrici rosse, segni di appartenenza distintivi dell’Autore.

Jorit è riuscito a trasmettere, attraverso la dolcezza del sonno, il diritto di tutti i bambini del mondo di poter realizzare i propri sogni. Sogni e diritti negati fin dall’ antichità che reclamano ancora oggi di essere ascoltati.

“Barra è un quartiere della periferia orientale di Napoli ma anche un quartiere di Napoli in cui cinque artisti internazionali dipingono insieme le facciate delle case di un rione popolare”. Lo fanno per amore, per sensibilizzare l’opinione pubblica su temi importantissimi.

Al Rione Cavour lo hanno raccontato:  l’artista cileno Inti con <<Polvere di stelle>>, nel murale è ritratta una persona con il capo ricoperto da un velo. Un invito a guardare senza pregiudizi. Calaveras_art, Tukios e Jorit con <<Lo sguardo di un bambino che guarda da una toppa>> come simbolo di lotta per il diritto del popolo palestinese di tornare a casa. Momo Gonzales e Jorit per <<Salvador Allende>> simbolo di lotta speranza e soprattutto uguaglianza.

Per ricordare ai giovanissimi del quartiere chi è e cosa rappresenta quel simpatico vecchietto con gli occhiali spessi. Medico e presidente cileno, nel suo Paese ha fatto costruire scuole e ospedali, ha aumentato i salari minimi, costruito case popolari, aumentato pensioni minime per gli anziani e morto in prima linea per difendere il suo popolo da un golpe militare. Ancora Jorit, per il volto di <<Martin Luther King>>. Bello e imponente il ritratto dell’attivista dei diritti degli afroamericani. Il suo messaggio “I have a dream” è più potente che mai in una periferia troppo spesso dimenticata dalle istituzioni.

Messaggi nascosti e svelati affidati a tanti generosi artisti che riescono con la loro arte ad arrivare ai cuori e alle coscienze di molti. Non possiamo che ringraziarli, riflettere e impegnarci, ognuno nella misura possibile, per un mondo migliore.

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Capolavori di periferia a Barra – Napoli Est https://www.napoliflash24.it/capolavori-di-periferia-a-barra-napoli-est/ https://www.napoliflash24.it/capolavori-di-periferia-a-barra-napoli-est/#respond Tue, 24 Nov 2020 17:00:00 +0000 https://www.napoliflash24.it/?p=182682 Ancora una strada di periferia, questa volta a Barra, Napoli est. Cinque palazzoni nel rione Cavour sui quali scrivere e colorare arte, messaggi e suggestioni. Lo hanno fatto cinque artisti internazionali della street art. Dal Cile all’Italia, dal Perù a Napoli.  Il primo murale realizzato ha la firma inconfondibile di Jorit Agoch, due fasce rosse […]

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Ancora una strada di periferia, questa volta a Barra, Napoli est. Cinque palazzoni nel rione Cavour sui quali scrivere e colorare arte, messaggi e suggestioni. Lo hanno fatto cinque artisti internazionali della street art. Dal Cile all’Italia, dal Perù a Napoli. 

Il primo murale realizzato ha la firma inconfondibile di Jorit Agoch, due fasce rosse segno dell’appartenenza alla tribù umana sul volto di Martin Luther King. Bello e imponente il ritratto dell’attivista dei diritti degli afroamericani, domina la facciata della palazzina centrale di fronte la Circumvesuviana di Barra. Il suo messaggio I have a dream è più potente che mai, in una periferia troppo spesso dimenticata dalle istituzioni.

Prima di realizzarlo, Jorit su Instagram aveva chiesto ai suoi followers di scrivere il loro di sogno e aveva poi riportato i più belli sul muro dell’edificio. I sogni sono poi stati coperti dall’opera definitiva che ne ha trattenuto tutta la loro forza.

Realizzato con la Fondazione Banco di Napoli in collaborazione con associazioni che lavorano sul territorio come la cooperativa Il tappeto di Iqbal. La coperativa organizza per bambini e adolescenti della zona una serie di attività, come il circo e il teatro e ha coinvolto gli alunni di tre scuole di Napoli Est: quelli della Rodinò a Barra, della Vittorino da Feltre e dell’istituto Cavalcanti di San Giovanni a Teduccio. I ragazzi, che hanno lavorato a contatto con gli artisti Luigi Russo, Mario Di Matola e Fabio De Angeli, hanno affrontato tematiche delicate come il razzismo e l’inclusione.

I progetti di collaborazione, interrotti per l’emergenza Coronavirus, sono stati condotti a termine grazie alla @fondazionejorit .  

L’opera capofila, quella più vicina all’incrocio con via Egidio Velotti è dedicata a Salvador Allende, già presidente della repubblica del Cile, morto nel 1973 durante un colpo di Stato militare. Non è un caso che Jorit abbia voluto raffigurare il presidente Cileno in un quartiere definito “a rischio” come quello della periferia orientale di Napoli. Come simbolo di lotta, speranza, ma soprattutto di uguaglianza. L’opera è composta da tre parti. Al centro il volto di Allende a firma Jorit, la parte superiore e quella inferiore di  Momo Gonzalez; una la riproduzione del primo murales tracciato quando Allende trionfa il 6 settembre 1970 e l’altra parte un omaggio ai tre massacrati dalla dittatura – Guerrero, Parada, Nattino – in omaggio ai detenuti, uccisi, scomparsi e perseguitati durante la dittatura per lottare per un Cile più giusto.

A seguire il secondo murales raffigura Lo sguardo di un bambino che guarda da una toppaIl viso è coperto dalla Kefiah, il tradizionale capo di abbigliamento diventato il simbolo della resistenza dei palestinesi all’occupazione degli stranieri. Alla realizzazione hanno partecipato Tre artisti, Jorit che ha disegnato Il bambino che guarda dalla toppa, il peruviano calaveras_art la cornice, mentre il napoletano Tukios ha disegnato il bambino a terra.

L’artista cileno Inti chiude la serie di opere nella parte destra degli edifici con «Polvere di stelle». Nel murale è ritratta una persona con il capo ricoperto da un velo. E’ un invito a guardare senza pregiudizi. Guardare ad occhio nudo, senza placebo né aspirine metafisiche. Guardare senza dogma, senza voler riposare su grandi verità. Guardare senza risposte facili che calmino i dubbi, impediscano di vedere la poesia nell’incerto e nel piccolo del nostro posto nella natura, si legge in un post dell’artista.

C’è ancora una facciata da scrivere e si intravedono impalcature già pronte a iniziare, si sussurra di un nuovo Jorit e noi non possiamo che sperarlo, aspettando con il fiato sospeso di alzare gli occhi per stupirci ancora.

Lucia Montanaro e Carmine Schiavo

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Il “Casale Regio della Barra”, come non l’avete mai visto https://www.napoliflash24.it/il-casale-regio-della-barra-come-non-lavete-mai-visto/ https://www.napoliflash24.it/il-casale-regio-della-barra-come-non-lavete-mai-visto/#respond Mon, 16 Nov 2020 17:00:00 +0000 https://www.napoliflash24.it/?p=181697 “Silenzioso il degrado cui s’abbandonano questi non-luoghi riposa sulla ricchezza. E non s’ha più memoria così di quanto grande fosse il Casale Regio della Barra”. Recitano così le parole del giovane autore Gerardo Manfellotti che, nonostante infondano speranza, lasciano una sensazione di insoluto, trascurato, dimenticato. Uno spregio perpetrato nei secoli che sembra non avere fine […]

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“Silenzioso il degrado cui s’abbandonano questi non-luoghi riposa sulla ricchezza. E non s’ha più memoria così di quanto grande fosse il Casale Regio della Barra”. Recitano così le parole del giovane autore Gerardo Manfellotti che, nonostante infondano speranza, lasciano una sensazione di insoluto, trascurato, dimenticato.

Uno spregio perpetrato nei secoli che sembra non avere fine nonostante l’impegno profuso da parte di organizzazioni private e timidi passi da parte delle istituzioni.

Vorremmo poter capire quale disegno può mandare in pensione il passato e la sua cultura, il bello nel quale tutti sappiamo si vive meglio e con più dignità, quale disegno rinuncia a investire nelle potenzialità di un paese e lascia languire con esse la possibilità di indotti turistici (in termini di fatturato, reddito, occupazione, e contributo alla bilancia commerciale). Quale disegno consente ai nostri governatori di passeggiare a testa bassa, senza più vedere cosa stanno lasciando inghiottire all’incuria?

“Ancora però resta l’Elpis esopica, non già la vana illusione di Esìodo che giace al fondo del vaso di Pandora, ma la speranza tenace che un giorno si dia nuovo lustro alle meraviglie dei nostri Casali.”

Lucia Montanaro – Carmine Schiavo

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Zona Rossa in Campania: San Gregorio Armeno in lockdown https://www.napoliflash24.it/zona-rossa-in-campania-san-gregorio-armeno-si-divide/ https://www.napoliflash24.it/zona-rossa-in-campania-san-gregorio-armeno-si-divide/#respond Sat, 14 Nov 2020 17:00:00 +0000 https://www.napoliflash24.it/?p=181897 Novembre 2020 a San Gregorio Armeno, lo scenario è desolante, la strada dei pastori silenziosa e sospesa, i presepiai preoccupati fanno capolino sugli usci in attesa che qualcosa cambi, nel cuore la speranza che l’incubo finisca presto. A San Gregorio Armeno gli artigiani creano, espongono e vendono tutti i personaggi della tradizione classica del Natale, […]

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Novembre 2020 a San Gregorio Armeno, lo scenario è desolante, la strada dei pastori silenziosa e sospesa, i presepiai preoccupati fanno capolino sugli usci in attesa che qualcosa cambi, nel cuore la speranza che l’incubo finisca presto.

A San Gregorio Armeno gli artigiani creano, espongono e vendono tutti i personaggi della tradizione classica del Natale, realizzando da sempre un perfetto connubio tra il sacro e il profano, mettendo in scena la vita quotidiana della Napoli che fu, ma spesso anche di quella attuale. È proprio la fusione fra fede superstizione e attualità che ha accresciuto esponenzialmente la popolarità negli ultimi anni.

Molto dobbiamo alle famiglie dei commercianti e artigiani che non senza difficoltà lavorano, testa china, affinché tutto ciò sia possibile; affascinante ma duro il mestiere che si tramandano da intere generazioni. Come formichine riescono a far prosperare attività che li vedono protagonisti per soli tre mesi l’anno, quando la fiumana umana riempie il budello di luci e colori. Da inizio Novembre a inizio gennaio “Pulcinella va in carrozza”, poi ricominciano nel silenzio a creare.

Esclusi dal Decreto Ristori rischiano il collasso e nonostante l’associazione degli artigiani “Le Botteghe di San Gregorio Armeno“, ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al governatore Vincenzo De Luca per segnalare di essere stati dimenticati, non hanno avuto finora riscontro.

I timori espressi ai tempi della prima chiusura si sono tradotti in realtà: nessuna pianificazione è stata approntata nonostante i numerosi solleciti, il comparto lasciato a sé stesso langue in una morte resistita ma certa.

Ci troviamo fra le botteghe quando arriva la notizia che la Campania da zona gialla diventa zona rossa, la scena cambia repentinamente, si formano capannelli fra gli artigiani: molti sono favorevoli alla chiusura che fa sperare in sgravi fiscali e aiuti economici, altri dichiarano parere assolutamente contrario in quanto il fermo forzato coincide nel  periodo che rappresenta il momento di guadagno più importante dell’anno, i più saggi antepongono la sicurezza sanitaria a tutte le altre urgenze.

 A noi non resta che accogliere i loro sfoghi; andiamo via guardandoci indietro con il cuore pieno di malinconia, con la speranza che l’ennesimo sacrificio possa dare buoni frutti e che alla fine della strada “Tutto andrà finalmente bene”.

Lucia Montanaro Carmine Schiavo

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Panorami d’Autore a Napoli: il Petraio https://www.napoliflash24.it/panorami-dautore/ https://www.napoliflash24.it/panorami-dautore/#respond Thu, 18 Jun 2020 16:00:00 +0000 https://www.napoliflash24.it/?p=167504 Ci sono luoghi che sembrano nati dalle parole dei poeti, alcuni di essi scoperti proprio dalla lettura, restano per sempre nell’immaginario di molti. Le pagine raccontano impaesando il lettore nei luoghi percorsi, regalando pezzi di mondo a volte irraggiungibili.  Abbiamo incontrato le parole di un giovane autore, Gerardo Manfellotti, con lui abbiamo percorso un luogo […]

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Ci sono luoghi che sembrano nati dalle parole dei poeti, alcuni di essi scoperti proprio dalla lettura, restano per sempre nell’immaginario di molti. Le pagine raccontano impaesando il lettore nei luoghi percorsi, regalando pezzi di mondo a volte irraggiungibili.

 Abbiamo incontrato le parole di un giovane autore, Gerardo Manfellotti, con lui abbiamo percorso un luogo antico, un cammino dai paesaggi mozzafiato.

Il Petraio

Cinquecentotre gradini che dalla collina del Vomero ( Via Caccavello), attraverso il  borgo del Petraio, arrivano fino al Corso Vittorio Emanuele. Un percorso ricco di scorci  suggestivi, balconi fioriti, vigneti, agrumeti e grandi orti nascosti. Si racconta che il nome Petraio (il suo nome più antico era, in realtà, imbrecciata ma il significato è lo stesso), non derivi da una cava di pietre ma da un luogo formatosi naturalmente dallo scorrere delle acque di un antico torrente. Le piogge alluvionali incanalavano ciottoli e pietrame formando il letto dell’attuale discesa. Oggi il borgo è abitato da molte famiglie, nonostante le difficoltà logistiche date dalla naturale conformazione che rende poco agevoli i collegamenti. Una lunga scalinata con corrimano centrale apre una lunga lingua in mezzo al tufo. Sui lati una serie di edifici: villette in stile liberty e abitazioni spartane si mescolano replicando l’eterno contrasto della città. Sullo sfondo, spicca nel suo colore rosso, sulla collina di Pizzofalcone, la caserma Nino Bixio.

L’Autore di “Come sirene”, Gerardo Manfellotti, nasce a Napoli nel 1989. Si laurea in Scienze della Mediazione Linguistica presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale. Consegue la laurea magistrale in Interpretazione di Conferenza presso l’Università di Trieste. Sceglie di trasferirsi a Firenze, dopo concorso a cattedra 2016, e poi a Campi Bisenzio, dove vive. Attualmente lavora a Signa come docente di lingua inglese.

Ama la lettura e la letteratura di ogni lingua, e scrive: poesia tanta quanta ne comanda il cuore, prosa meno o quanto basta per campar felice.

Come sirene

Scivolano in acqua, come sirene, a Partenope, i gradini la cui vita riprende a fatica, la fatica di chi sale, di chi sale queste scale tra foglie di mirto. Li bacia la fortuna d’avere una finestra su un mondo antico, l’ultima città antica, e un mondo moderno che la modernità rifugge. Le tracce si conservano in questo luogo d’un mondo ch’è come il passo di chi li ritrova, sospeso tra un gradino e l’altro, a viver senza fretta tra il vecchio e il nuovo.

Le pareti ruzzolano giù con chi le percorre, respirano e trasudano la storia di chi c’è, di chi le sale ogni giorno, di chi se ne serve per tornare a casa, di chi con lena affannosa le corre, e di chi estasiato le contempla per conservarne negli occhi, chiudendoli, il ricordo, il profumo. 

Arriva uno slargo e toh! Un vecchio beve avidamente un giornale, una signora legge sonnecchiando un caffè, un papà cuoce irrequieto una palla e un bimbo pippiando tira calci a un ragù. Entusiasta in tumulto, Napoli vive in gioiosa confusione su scale, tra scale in tumulto; in tumulto ronza chi dorme nella città che il giorno vive giù da questi gradini, con calma, ‘ca flemma vive chi corre nella città che s’addormenta ‘ncantata la notte giù da questi gradini.

Le pietre scorrono giù da queste scale, giù dal Petraio corre la vita che qua è nu cuncierto ‘e culure e o’ core se ‘ncanta a guardarla. 

Lucia Montanaro e Carmine Schiavo

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