Il casale di S. Giovanni a Teduccio era già frequentato in età romana (Thudicium, poi Taduculum forse in connessione con Teodosio) ma le più antiche notizie documentarie non vanno oltre il sec. IX. Fu centro agricolo e marinaro e andò assumendo, come del resto tutti quelli dell’area orientale napoletana, il carattere di vero e proprio sobborgo extraurbano solo nel XVIII, in seguito al forte richiamo esercitato sull’aristocrazia dalla costruzione della Villa Reale di Portici. A partire dalla prima metà del XIX si trasformò in un notevole centro industriale, con officine meccaniche (Pietrarsa) e cantieristiche (qui nel 1818 fu varata la prima nave a vapore italiana), concerie, mulini, industrie conserviere e pastifici. Il quartiere fu annesso a Napoli, come Barra e Ponticelli, nel 1925. Dopo la seconda guerra mondiale questo insediamento industriale è entrato in crisi ed è stato quasi del tutto smantellato.
Provenendo da Napoli, dopo via Ponte dei Francesi, s’incontra il grande complesso metallurgico Corradini, sorto nel 1870, dismesso, con ben 54 capannoni e altri spazi che ne fanno un significativo esempio di archeologia industriale, con modelli architettonici databili fino al 1930. Nei pressi si trovano i resti del forte di Vigliena, eretto nel 1706 e distrutto il13 giugno 1799 quando, essendo stato ormai conquistato dai sanfedisti, i repubblicani che lo difendevano lo fecero saltare in aria, morendo insieme a molti nemici.
Corso S: Giovanni, oltre la piazza omonima e il neoclassico palazzo Robertelli, molto rovinato, con due ordini di lesene nella facciata, raggiunge piazza Pacichelli, con la settecentesca chiesa del
Il lunghissimo corso si conclude a Croce del Lagno, confine del Comune di Napoli con quelli di Portici e San Giorgio a Cremano. Poco prima si vede la chiesa di S: Maria del Soccorso, fondata nel 1517 ma di aspetto neoclassico; nell’interno, la Madonna del Soccorso, statua lignea del 1822; bel chiostro del sec. XVI. Poco oltre, al civico n. 1076, è la neoclassica villa Faraone (1855), fronteggiata da una traversa che conduce all’ex Opificio meccanico pirotecnico, fondato nel 1840 da Ferdinando II; nel 1842 era già in funzione la torneria, affiancata poco dopo dalla fonderia e da altri reparti adibiti alla fabbricazione di locomotive a vapore e di binari, di pezzi d’artiglieria e munizioni, motori navali e altri manufatti meccanici. L’opificio era dotto anche di una darsena, dove affluivano i
Resta da attuare l’ambizioso progetto di riqualificazione della costa che, parallela al Corso, se attuato, avvierebbe un processo di sviluppo anche economico, indispensabile per questo glorioso e antico quartiere di Napoli.
Carmine Schiavo