L’8 Marzo è la giornata della Donna, una giornata in cui ricordare le conquiste sociali e politiche delle donne, un’occasione per rafforzare la lotta contro le discriminazioni e le violenze, un momento per riflettere sui passi ancora da compiere. La Giornata Internazionale della Donna è tutto questo e anche di più. È un modo per ricordarsi da dove veniamo, noi donne, e dove stiamo andando.

La Giornata Internazionale della Donna ha ormai acquisito diverse direzioni di festeggiamento: prevenzione delle malattie al femminile, lotta alla discriminazione, fino al tema più attuale: “Il femminicidio”.

Sarebbe bello trascorrere la “Giornata della donna” festeggiando le conquiste fatte negli anni e se facciamo un salto indietro ne ricordiamo il perché: fino al 1919, ad esempio, non potevano vendere una casa, anche se era di loro proprietà. Anche in amore, per anni, le donne non hanno avuto la possibilità di scelta e sono state costrette a matrimoni combinati o riparatori. La svolta è arrivata nel 1946 quando le donne poterono andare al voto per la prima volta: la loro capacità di aiutare l’uomo durante la Resistenza era stata evidente e da quel momento in poi, la donna non poteva più rimanere segregata in casa. Nel 1975, in Italia, picchiare la propria moglie, ad esempio, non era reato, c’era la potestà maritale, il delitto d’onore e la donna veniva vista come una figura che doveva dedicarsi al focolare domestico, infatti  alle bambine si insegnava il ricamo e l’economia domestica, o ancora a quei padri che stabilivano l’orario di rientro a casa dei figli in base al sesso, (naturalmente a favore dei maschi), o alle cariche pubbliche, le difficoltà di carriera nel mondo del lavoro.

Oggi la condizione della donna è nettamente migliorata rispetto al passato, ma bisogna ricordarsi due cose. La prima è che questo discorso vale essenzialmente per i paesi occidentalizzati perché in altre culture, lontane da noi, la condizione delle donne è ancora molto indietro. Seconda cosa è che ancora oggi, nel 2019, sono molte coloro che combattono contro mariti violenti, e discriminazioni, in un Paese dove il sessismo è ancora così tanto radicato da rendere le donne, cittadine di serie inferiore.

È ancora lunga la strada per “la normalità”, e negli ultimi tempi la sensazione è che invece si stia tornando indietro.

E di fatto, la donna torna indietro quando: si sente dire, “se l’è andata a cercare”, come se essere stuprate fosse dettato dal semplice fatto di avere curve al posto giusto, indossare jeans o gonna. Oppure “Nel calcio le donne devono stare un passo indietro”, “lascia stare sono cose da maschi”, “vai a fare la calzetta”, “Faresti bene ad aprire le cosce”: (post contro la cantante Emma Marrone di un consigliere),  “in ogni donna è presente una prostituta”: (psichiatra Raffaele Morelli in un servizio per la trasmissione le iene).

La donna torna indietro quando lo stato non la difende, quando le sentenze le tolgono ogni dignità, creando precedenti pericolosissimi, come è accaduto nell’ ultima sentenza shock, che ha visto dimezzare la pena a un assassino geloso che ha ucciso una donna, al quale sono state applicate attenuanti legate a una “tempesta emotiva”.

Sentenze che ci lasciano basite e ci fanno temere di essere tornate ai tempi del “delitto d’onore”, (residuo legislativo degli anni 20, abolito dal Parlamento Italiano nel 1981).

Sono questi i fatti che ci tolgono il sonno e la pace e ci fanno temere per le nostre figlie e per noi stesse.

E allora, care donne, l’unico modo per festeggiare potrebbe essere: restare unite, grintose, attente e indignate. Ricordando che chi pensa che le donnesiano il sesso debole, si sbaglia. Perché se una donna sa essere dolce e tenera, questo non le impedirà di essere forte e combattiva.

Un po’ di storia:

Da dove nasce questa ricorrenza? Una leggenda molto nota racconta che la Festa della Donna sia stata istituita nel 1908 in memoria delle operaie morte nel rogo di una fabbrica di New York, la Cotton.

In realtà, si tratta solo di una leggenda nata negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale.

La Giornata Internazionale della Donna nacque infatti ufficialmente negli Stati Uniti il 28 febbraio del 1909. A istituirla fu il Partito Socialista americano, che in quella data organizzò una grande manifestazione in favore del diritto delle donne al voto. Le manifestazioni per il suffragio universale si unirono presto ad altre rivendicazioni dei diritti femminili. Tra il novembre 1908 e il febbraio 1909 migliaia di operaie di New York scioperarono per giorni e giorni per chiedere un aumento del salario e un miglioramento delle condizioni di lavoro. Nel 1910 l’VIII Congresso dell’Internazionale socialista propose per la prima volta di istituire una giornata dedicata alle donne.

Il 25 marzo del 1911 accadde un grave incidente: nella fabbrica Triangle di New York si sviluppò un incendio e 146 lavoratori (123 donne e 23 uomini), per la maggior parte giovani immigrati italiani ed ebrei, persero la vita. Questo è probabilmente l’episodio da cui è nata la leggenda della fabbrica Cotton. Da quel momento in avanti, le manifestazioni delle donne si moltiplicarono

La data dell’8 marzo del 1917, entrò per la prima volta nella storia la Festa della Donna. In quel giorno le donne di San Pietroburgo scesero in piazza per chiedere la fine della guerra, dando così vita alla «rivoluzione russa di febbraio». Fu questo l’evento che ispirò l’8 marzo come data in cui istituire la Giornata Internazionale dell’Operaia.

In Italia la Festa della Donna iniziò a essere celebrata nel 1922 con la stessa connotazione politica e di rivendicazione sociale.

L’8 marzo del 1946, per la prima volta, tutta l’Italia ha ricordato la Festa della Donna ed è stata scelto, come fiore simbolo della ricorrenza, la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo. Negli anni successivi la Giornata è diventata occasione e momento simbolico di rivendicazione dei diritti femminili (dal divorzio alla contraccezione fino alla legalizzazione dell’aborto) e di difesa delle conquiste delle donne.

Naturalmente a tutte le donne TANTI AUGURI E… FIGLIE FEMMINE!

Lucia Montanaro e Carmine Schiavo